mercoledì 19 maggio 2010

La resistenza delle barrette.

Parlando di strane abitudini alimentari...

Sebbene pian piano io stia imparando che cosa siano i grassi idrogenati e che i cibi preconfezionati sarebbero da evitare, io la mattina, appena sveglio, bevo un caffè e mangio una barretta di cereali con cioccolato "Special K" della Kellogg's.

Da qualche mese, ha fatto capolino al supermercato la nuova versione di queste barrette: hanno una consistenza diversa (sono meno "solide", sembra che invece che di cereali siano fatte di riso soffiato, e forse è davvero così), un sapore più dolce (in realtà si potrebbe dire "un sapore più finto"), sono più piccole e sono leggermente più caloriche.

Adesso io sto combattendo una guerra che so di dover perdere contro queste nuove barrette. Le vecchie stanno per essere completamente rimpiazzate e io sto cercando di comprare tutte quelle che trovo al supermercato per ritardare il più possibile il momento dell'addio.

Come farò quando resteranno solo le nuove? Potò sopportare una tale rivoluzione delle mie abitudini? Perché mi fai questo, Kellogg's, perché?

martedì 18 maggio 2010

L'enigma dell'Ananas

Io col cibo ho un approccio geometrico.

Ogni nuova stagione mi concentro su una nuova sfida.

Ho affrontato, fra gli altri:
  • le fette di pane di segale da dividere esattamente a metà (considero una fetta e mezza la giusta porzione);
  • le fragole, da rendere mangiabili eliminando la minor parte possibile di frutto e da tagliare in modo da rendere equivalente ogni boccone;
  • le buste di surgelati di cui versare solo metà in padella;
  • i miei arcinemici, gli Abbracci Mulino Bianco, di cui cercavo di dividere la parte bianca da quella nera per mangiarle separatamente;
  • il melone, le cui fette bisogna che siano tutte della stessa grandezza;
  • le fette di Anguria, dalle quali tagliare la parte più buona, centrale e senza semi, per mangiarla per ultima e poi da mangiare partendo dal fondo e scavando con delicatezza col coltello in ogni boccone per estirpare i semi, senza recar troppo danno alla polpa;
  • le Crostatine Mulino Bianco al cioccolato, delle quali mangiavo nell'ordine prima la pasta frolla sul bordo, poi le strisce di pasta frolla in cima, poi il fondo, sempre di pasta frolla, e infine il cioccolato, che era pertanto mio obiettivo mangiare in purezza (immaginerete il mio disappunto quando trovavo le crostatine maciullate da troppi scossoni dello zaino);
Adesso il mio cruccio è l'Ananas. La compro intera e poi la taglio nel pomeriggio, per prepararla per i pasti successivi. Mi sono convinto che la dose giusta per una cena sia di un terzo di ananas. Per questo motivo la divido prima in due parti uguali e poi ciascuna delle metà in terzi, ricavando quindi sei pezzi che desidererei essere identici. Fin qui, tutto bene.
Il vero problema è la massimizzazione della polpa edibile. In effetti l'ananas ha due punti sensibili: la buccia e il centro turgido. Per il secondo non c'è problema, al massimo si rosicchia la parte di polpa che non doveva essere tolta.
Il vero problema è la buccia. Il mio obiettivo sarebbe tagliare una fetta di polpa da mangiare con forchetta e coltello, senza dover ricavare altra dalla polpa dalla buccia. L'ananas, però, nasconde dietro una forma apparentemente semplice, un'infinità di punti frastagliati, un'ardita compenetrazione tra buccia e polpa. C'è poi il problema della curvatura: il taglio del coltello è dritto e spesso abbandona ad un triste destino una parte succulenta.

Come fare? Tagliarla a fette più piccole per evitare un'eccessiva curvatura? Sbucciare con una tecnica diversa per seguire l'andamento della buccia? Cambiare frutto e passare alle scialbe prugne e alle tristi arance?

Che però, a pensarci, anche le arance creano i loro problemi...

venerdì 14 maggio 2010

Cosa è una laurea triennale in Economia.

Comunque vada, tra qualche mese potrei essere laureato. Sarà anche una laurea triennale che non conta niente, però mi sembra almeno che qualcosa cambierà.

Ho pensato di scrivere cosa è una laurea in Economia, come se fosse una piccola spiegazione per chi deve scegliere riguardo i suoi studi.

Ogni Università, ovviamente, fa le cose a modo proprio, ma in Italia la stragrande maggioranza dei corsi di laurea in Economia sono in "Economia Aziendale". Le alternative più frequenti, che nomino soltanto, perché non le conosco abbastanza bene, sono "Economia e Finanza" (un corso con più matematica e che si concentra sui titoli e i mercati) ed "Economics" (più matematica, economia pura, studia insomma l'economia come scienza).

Il corso di laurea in Economia Aziendale, ad un primo sguardo, sembra un fritto misto: c'è un po' di finanza, di marketing, di economia politica (quella pura di cui dicevo), di diritto, di matematica, di statistica, di bilancio e persino dei rudimenti di psicologia. A viverlo senza pensarci troppo, senza guardare all'insieme mentre lo si affronta, sembra di non fare niente sul serio. Altri sanno qualcosa davvero bene e tu continui a sapere solo un po' di tutto. Perché?

La verità è che questo corso di laurea è pensato proprio per questo, per dare un'infarinatura di tutto. Infatti, l'Economia Aziendale è lo studio delle dinamiche complesse in un istituto (un brutto termine economico per dire persone, famiglie, imprese, pubbliche amministrazioni,...) e delle sue relazioni con il mondo esterno. Per questa ragione, fatto per bene, il percorso dovrebbe creare manager capaci di gestire situazioni ingarbugliate. Fatto male dovrebbe assicurare delle minime competenze per lavorare in azienda con mansioni all'inizio non troppo specializzate.

L'obiettivo vero, quindi, sarebbe quello di fare sviluppare una disposizione mentale più che delle conoscenze. Il laureato in Economia dovrebbe essere capace di analizzare, valutare, discutere e decidere in modo rapido e sintetico. Altri corsi insegnano il rigore e la precisione, questo invece punta all'efficienza. La perfezione conta meno della velocità perché i dati da considerare sono tanti e spesso quello che serve davvero è avere l'intuizione giusta.
E allora ti allenano, tra un bilancio ed una derivata, a non essere troppo rigido, a sparare in corsa, a restare concentrato nel vortice di informazioni.

Ci sono due modi, quindi, per uscirne bene, sani e soddisfatti: appassionarsi ad un ambito particolare e decidere di approfondirlo alla specialistica o cogliere nel profondo questo filo conduttore e accettare che sia il segno che traccia la strada della propria vita.

domenica 2 maggio 2010

Zombies

Al Ristorante Giapponese, da solo, la domenica mattina.

Finito il pranzo la cameriera mi si avvicina e chiede: "Caffè?". Io rispondo: "Sì, grazie". Lei chiede ancora: "Uno solo, sì?", e poi se ne va, capendo di non dover aspettare una risposta.

Al tavolo affianco al mio, intanto, una anziana signora dice al figlio: "... è sempre stata una persona equilibrata, infatti è della Bilancia...".